Lo stato dei fatti: una misura imperfetta delle prestazioni extra-finanziarie
Nel 2020, il 75% delle aziende ha formalizzato il proprio impegno nell’approccio CSR (Corporate Social Responsability) pluriennale, e l'84% ha fissato target quantitativi per il proprio contribuito verso lo sviluppo sostenibile, in termini ambientali, sociali ed etici. Queste cifre mostrano la crescente importanza di queste politiche nella strategia aziendale.
Molte aziende includono KPI specifici per la CSR nelle proprie relazioni annuali. Ad esempio, un importante gruppo alimentare francese ha impostato la propria relazione integrata nel contesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, riducendo i livelli di emissioni di CO2 dalle attività favorendo l’utilizzo di energia rinnovabile e di imballaggi riciclabili. Negli anni più recenti, il trend è stato confermato con la crescente fusione delle relazioni CSR e annuali, per formare un'unica relazione integrata che metta in prospettiva tutti questi dati. Di conseguenza, la protezione dell'ambiente o la lotta alle diseguaglianze diventano una garanzia di creazione di valore finanziario tanto che il 77% di SBF 120 include perfino i criteri di CSR nel calcolo dei propri stipendi!
Ciononostante, il processo di reporting può essere ancora disomogeneo e laborioso.
Le aziende comunicano basandosi su informazioni non sempre affidabili, confrontabili o pertinenti. La genericità dei KPI di riferimento fa sì che le aziende compiano scelte arbitrarie in termini di norme e quadri di reporting. Ad es. mentre un gruppo francese del settore audiovisivo utilizza il quadro di riferimento Global Reporting Initiative (GRI), un importante istituto bancario preferisce seguire le linee guida del quadro di riferimento pubblicato dall'International Integrated Reporting Council (IICR). Inoltre, bisogna aggiungere, che questo esercizio rimane costoso per le aziende, dato che rimane ancora difficile per esse correlare in modo facile i risultati della CSR alla performance economica.
Qual è il percorso verso un reporting extra-finanziario integrato e armonizzato?
Davanti a questo scenario, i legislatori nazionali ed europei hanno deciso di modificare le norme, per riuscire a rispettare i cambiamenti sociali che stanno avvenendo.
Di conseguenza, per fare chiarezza sul reporting extra-finanziario delle aziende europee, Valdis Dombrovskis, Vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, ha annunciato all'inizio del 2020 l’intenzione di creare una norma comune, una revisione ambiziosa del NFRD, concernente la pubblicazione delle informazioni extra-finanziarie, rendendo così possibile la confrontabilità tra aziende e limitando le pratiche di greenwashing e eco-laundering.
Per facilitare il processo d'integrazione dei dati finanziari ed extra-finanziari, le aziende trarranno anche un grande vantaggio se otterranno il massimo dalle tecnologie d'avanguardia. Di fatto, le soluzioni di gestione di performance più innovative, che includono l'intelligenza artificiale, rendono possibile integrare gli elementi extra-finanziari, collegati agli sforzi CSR delle aziende, nell'equazione sulle performance. Grazie all’utilizzo incrociato di questi dati, potranno identificare nuove leve per la propria crescita creando report annuali integrati.
Un reporting più accurato, standardizzato e integrato non solo attirerà nuovi finanziamenti, ma sarà anche una fonte d'innovazione, produrrà nuovi stimoli per i dipendenti e sarà caratterizzata da risparmi sui costi fissi (acqua, energia ecc.).