Un tema ricorrente è da sempre la gestione del cambiamento: come supportare al meglio i clinici nell’adozione di nuove tecnologie, nuovi flussi di lavoro e nuovi modi di pensare?
Tuttavia, credo che ciò che stiamo vivendo in questo momento rappresenti qualcosa di diverso. Non si tratta solo di un’altra ondata di innovazioni: stiamo assistendo a una vera trasformazione strutturale della sanità, guidata dall’emergere di tecnologie che fino a pochi anni fa potevamo solo immaginare, tra cui l’intelligenza artificiale (IA)… ma non solo l’IA.
Durante la mia presentazione sul Tech Stage della Conferenza HIMSS Europe di Parigi dello scorso giugno, ho avuto l’opportunità di esplorare l’impatto di questo cambiamento, non solo per i clinici, ma anche per le organizzazioni sanitarie e per l’intero sistema della salute.
Uno degli sviluppi più significativi è senz’altro l’emergere della real-world evidence (RWE). Sebbene l’idea sia nata nel primo decennio di questo secolo (con la diffusione delle cartelle cliniche elettroniche), è stato solo intorno al 2015 che il suo valore scientifico è stato riconosciuto dalle principali pubblicazioni.
La sua adozione a livello aziendale ha visto un’accelerazione negli anni successivi, soprattutto durante la pandemia, quando big data, IA e modelli predittivi hanno dimostrato che la RWE poteva svolgere un ruolo cruciale nel guidare le decisioni in tempi di incertezza.
Ma cosa rende la RWE così rivoluzionaria?
La RWE consente alle organizzazioni sanitarie di evolvere da semplici fornitori di servizi di assistenza a generatori continui di evidenze, creando una base per il miglioramento costante e l’apprendimento sistemico.
Tuttavia, il potenziale della RWE può essere realizzato solo nella misura in cui viene implementato. Ciò che conta è infatti la transizione dai dati del mondo reale (real-world data - RWD) alle evidenze del mondo reale (real-world evidence - RWE), e infine alle risposte del mondo reale (real-world answers - RWA).
