Finanza e GestioneESG28 aprile, 2022

The Finance Experience: “Qualcuno ha detto sostenibilità?” con Andrea Tenucci

Chi ha la responsabilità del processo ESG? Come viene definito questo processo nelle aziende e qual è il ruolo della tecnologia? 

L’attenzione a tematiche ambientali, sociali e di governance è una prerogativa tanto del singolo quanto delle aziende. I rischi derivanti dal nostro impatto sulla realtà che ci circonda devono essere identificati, valutati e gestiti operando scelte che abbiano valore nell’immediato, ma anche e soprattutto nel medio-lungo termine. 

Le organizzazioni, in particolare, sono chiamate a focalizzarsi non solo sulle performance economico-finanziarie, ma devono, anzi, attenersi a precisi criteri di definizione, misurazione e valutazione di obiettivi e prestazioni in materia di sostenibilità. Tutto questo prende il nome di ESG, Environmental Social Governance.

La Direttiva Europea del 2014 “Non Financial Reporting Directive” è stata recepita in Italia due anni più tardi, con un Decreto Legislativo. Dall’aprile del 2021 la Commissione Europea ha introdotto una nuova proposta di revisione: Proposal for “Corporate Sustainability Reporting Directive. Questa vedrebbe estendere notevolmente la platea delle aziende interessate dalla normativa ESG. 
Inoltre, introduce nuovi elementi, fra cui: 

  • l’ampliamento delle informazioni ESG da fornire e requisiti di rendicontazione più dettagliati;
  • l’obbligo di certificare le informazioni presentate;
  • la taggatura digitale delle informazioni riportate. 

La Proposal è un elemento chiave del più ampio pacchetto pensato dalla Commissione Europea per la finanza sostenibile e riveste un ruolo decisivo nella trasformazione del reporting aziendale in termini di qualità, trasparenza e coerenza delle informazioni. 

Ma chi ha la responsabilità del processo ESG? Come è possibile assicurare lagovernance della sostenibilità attraverso la grande mole di dati che questa richiede? Come viene definito questo processo nelle aziende e qual è il ruolo della tecnologia? 

Ospite di questo episodio con cui dialogheremo e cercheremo delle risposte è Andrea Tenucci, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, esperto in tema di bilancio e contabilità direzionale, misurazione delle performance, analisi dei costi e determinazione dei prezzi, nonché Membro dell’Organismo Italiano di Business Reporting.

 

Andrea, in quanto docente hai effettuato molte ricerche nell’ambito dell’accounting, del management e della gestione delle performance. Come si inserisce il tema dell’ESG nel tuo percorso professionale?

Fin dai primi anni di studio, dal Dottorato, ma lungo tutta la mia carriera accademica, mi sono occupato, inizialmente, dei sistemi di analisi dei costi e di quella che chiameremmo “contabilità direzionale”, ovvero i sistemi di analisi dei dati economico-finanziari a supporto dei manager e delle decisioni aziendali. A partire da questi contesti di programmazione e controllo, soprattutto quando si parla di misurazione della performance, si sono affiancate anche misure di tipo non economico-finanziario, quelle che oggi definiamo ESG, Environmental, Social e Governance.

Quando si costruiscono le mappe strategiche interne volte ad analizzare ed esplicitare i driver che impattano sulle performance economico-finanziarie, vediamo sempre più fattori di tipo non economico finanziario. Si pensi alla soddisfazione del cliente, la qualità del clima interno, il grado di innovazione aziendale.

Sono tutti elementi non finanziari che hanno però un impatto sulla performance economico-finanziaria. Il passaggio alle misure ESG è dunque abbastanza naturale. In azienda è tutto reso ancora più rilevante in seguito ai recenti obblighi di reporting per i cosiddetti “Enti di interesse pubblico” introdotti dalla Direttiva Non finanziaria e della recente proposta della direttiva “Corporate sustainability reporting” che tende ad estendere tale obbligo a una platea molto più ampia di aziende (dalle circa 11.500 attuali a circa 49.000). L'impatto è notevole e, quindi, l'interesse di conseguenza è altrettanto importante.

A valle della definizione del concetto di Environmental Social Governace, entriamo adesso nel vivo del processo, è vero che si può già capire molto dell’orientamento strategico su questo tema da chi in azienda ha la responsabilità del processo?

Secondo me assolutamente sì. Nella mia esperienza ho visto molto spesso il CFO come il soggetto responsabile del processo ESG. Credo che per natura il CFO abbia una visione piuttosto d’insieme dell’organizzazione e quindi rappresenti una buona scelta per le aziende che credono nell’importanza dei temi ESG e, perché no, nel loro impatto anche sulla performance economico-finanziaria. In altri casi sono i CSR Manager o Sustainability Manager a essere responsabili del processo ESG, e credo che anche in questi casi si evidenzi un orientamento strategico aziendale che riconosce la rilevanza della normativa ESG. In altri casi ancora, anche se forse meno frequenti, potrebbe essere la funzione Compliance, Comunicazione o Investor Relations a occuparsi della raccolta dei dati ESG per le finalità di reportistica. In questi casi, si può rischiare di limitare il ruolo ESG a mera compliance e perdere l’opportunità di legare certi temi alla strategia aziendale.

L’introduzione della normativa ESG implica nuovi problemi di misurazione, la definizione di nuovi KPI e dei relativi driver per la loro gestione. A tal proposito potresti farci alcuni esempi?

Per avere una vera “internalizzazione” delle misure ESG implica sicuramente nuovi KPI, ma anche nuovi problemi di rilevazione. Cioè se, ad esempio, ritengo che la mia carbon footprint, cioè il grado di emissioni di CO2 equivalente, sia un buon KPI, devo poter essere in grado di calcolarla. Ecco un nuovo problema di misurazione e rilevazione. Risolto questo è poi necessario comprendere i driver e, quindi, le leve da toccare per gestire quel KPI. Nell’esempio di prima posso pensare di sostituire gradualmente il mio approvvigionamento di energia con energia pulita per impattare sulle emissioni di CO2 oppure sostituire gradualmente la flotta aziendale con auto elettriche. In entrambi i casi ho un impatto positivo perché sto toccando una leva che va a migliorare il livello di emissioni di CO2

In termini più ampi, se pensiamo a ricondurre i KPI agli SDG – Sustainable Development Goals, obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite - in alcuni casi la relazione causa-effetto è più semplice e diretta, torno all'esempio delle emissioni di CO2 equivalenti che impattano sul clima, quindi, sull'SDG numero 13, in altri casi è più difficile da tracciare, per esempio come il mio business e la mia attività impatta sulla biodiversità. Quindi, sicuramente nuovi problemi di rilevazione, ma è interessante anche capire, una volta risolti questi problemi di rilevazione, i driver e le leve da toccare per andare a impattare su questi KPI.

 
Continua l'episodio e scopri tutta la serie “The Finance Experience”.

Scrivici per avere maggiori informazioni su CCH® Tagetik. 
Ascolta il prossimo episodio di "The Finance Experience"
Back To Top