Gestione HSE e tool digitali: come coordinare la sicurezza in mobilità?
La pandemia è stata un acceleratore di processi che erano in incubazione da tempo, ma il cui sviluppo si trascinava a causa dell’inerzia sociale. Si era sempre fatto così, perché andare a complicarsi la vita? E poi, i nostri movimenti sono stati improvvisamente resi più difficili a causa del virus: sono ormai quindici mesi che molti di noi svolgono parti sempre più rilevanti della loro attività lavorativa relazionandosi con colleghi e progetti da remoto. Come afferma Antonio Pedna, Architetto, TechIOSH, AIEMA, consulente di direzione esperto in qualità, sicurezza e ambiente e socio AIAS, “gestire i processi da remoto è una opportunità che un professionista della sicurezza non può lasciarsi sfuggire, pena la sua messa ai margini del mondo produttivo”. Vediamo dunque come trarre vantaggio dal binomio gestione HSE e tool digitali.
Gestione dei processi da remoto: quali conseguenze per la formazione?
La possibilità di fare videoconferenze è solo l’aspetto più visibile di questa rivoluzione. Anche questi strumenti erano disponibili da anni, e venivano utilizzati timidamente, quando proprio non c’era alternativa. L’uso considerevole che se ne è fatto in questi mesi ha accelerato la loro evoluzione, e ora sono disponibili soluzioni molto sofisticate, a prezzi accessibili, che rendono possibile l’esecuzione di vere e proprie attività in gruppo, probabilmente meglio di quanto si potrebbe fare dal vivo, con la possibilità di lavorare assieme sui medesimi documenti, e miglioramenti dell’esperienza che riescono a surrogare anche una sorta di esperienza prossemica, quella data dalla presenza fisica delle persone nel medesimo ambiente. Le videoconferenze hanno consentito di relazionarsi con i colleghi, rimpiazzando le riunioni, ma hanno avuto grandi ricadute nel mondo della formazione (in questo articolo pubblicato su Teknoring si approfondiscono alcuni aspetti di sicurezza sul lavoro legati al post emergenza sanitaria).
La decisione di frequentare fisicamente un corso o un seminario, ha una serie di ricadute organizzative rilevanti nella gestione del tempo del professionista: dalla prenotazione alla pianificazione dell’itinerario, alla gestione dei tempi del viaggio, tanto da contribuire a definire la “taglia” del corso, che in passato difficilmente scendeva sotto la mezza giornata per giustificare l’impegno correlato. Con la formazione online, il tempo che era necessario dedicare alla “preparazione” della frequenza del corso, si è improvvisamente azzerato, e si stanno definendo dei formati in cui le sessioni hanno durate ridotte, ma sono proposte con frequenze più serrate.
Gestione HSE e tool digitali: come procede la digitalizzazione in Italia?
Malgrado il personal computer sia diventato uno strumento di lavoro comune da oltre venticinque anni, e i software gestionali sulla sicurezza siano disponibili almeno da altrettanto, la pandemia è servita anche da catalizzatore per l’adozione diffusa di questi strumenti. Questo almeno in Italia, perché altrove sistemi del genere sono diffusi da tempo. Il nostro paese, secondo il Digital Economy and Society Index DESI del 2020 della Commissione Europea - basato sulla composizione di cinque indicatori: connettività, capitale umano, utilizzo dei servizi su Internet, integrazione della tecnologia digitale e servizi pubblici digitali - è il 24° paese per digitalizzazione dell’economia sui 27 dell’Unione, facendo meglio solo della Romania, della Grecia e della Bulgaria.
Gli applicativi di ultima generazione sono diventati popolari durante la pandemia, stimolando diverse aziende a sviluppare progetti per la loro adozione, anche perché hanno migliorato le soluzioni tecniche e le interfacce utenti, che oggi sono molto semplici e flessibili e si riescono a adattare con facilità ai diversi flussi di lavoro che si possono incontrare nelle organizzazioni. In combinazione con le reti telefoniche ad alta velocità, è molto facile utilizzarli sui dispositivi portatili come tablet e cellulari e questo sta riuscendo ad abbattere le barriere di una forza lavoro nella media poco avvezza a sfruttare tutte le potenzialità degli strumenti informatici, per deficit di competenze e per un’età media elevata.
Sistemi di realtà virtuale al servizio della formazione per simulare ambienti pericolosi, come spazi confinati
Sempre la pandemia ha fatto sì che alcune aziende aumentassero i loro investimenti sui sistemi di realtà virtuale e di realtà aumentata. Il termine realtà virtuale, anche VR, definisce vari modi di simulazione di situazioni reali mediante l’utilizzo di computer e di interfacce appositamente sviluppate. I campi di applicazione possono essere, ad esempio, la formazione e la progettazione. Sono già diverse le organizzazioni che hanno messo sul mercato corsi di formazione corsi nei quali la realtà virtuale viene utilizzata per simulare ambienti pericolosi, come spazi confinati, senza un reale pericolo per il discente, o scenari in cui la complessità viene gestita dal formatore, per mettere alla prova le capacità di reazione di chi si sottopone all’addestramento.
Progettazione immersiva e realtà aumentata per interventi di controllo e manutenzione da remoto: alcuni esempi di applicazione di tool digitali alla gestione HSE
La progettazione immersiva è anch’essa una realtà disponibile in commercio, dove progettisti e tecnici possano interagire con i progetti attraverso esperienze interattive in tempo reale. Come realtà aumentata, invece, si intende l’arricchimento della percezione sensoriale umana mediante informazioni rese disponibili dagli strumenti utilizzati: cellulari, tablet o visori. La realtà aumentata è uno strumento del cosiddetto smart manufacturing, in cui questo strumento viene utilizzato per fornire agli operatori le informazioni su come interagire con l’ambiente, questa volta reale, proiettandole direttamente sul loro campo visivo. All’incrocio tra realtà virtuale e realtà aumentata, alcune aziende hanno iniziato a sperimentare interventi di controllo e di manutenzione da remoto. Già da tempo, gli interventi pericolosi nelle centrali nucleari, ad esempio, venivano eseguiti da dispositivi robotici controllati da operatori in postazioni al sicuro. Ora gli agenti in loco mostrano la scena delle operazioni, attraverso i visori che indossano, a operatori remoti, che li guidano fornendo loro istruzioni vocali o proiettando le informazioni necessarie nel campo ottico dell’agente, utilizzando la tecnologia della realtà aumentata.