Wolters Kluwer Legal & Regulatory ha pubblicato i risultati della ricerca globale Future Ready Lawyer 2022
Secondo la ricerca, grazie a capacità tecnologiche nuove e migliorate, molte realtà del settore legale in Europa e negli Stati Uniti stanno registrando una maggiore resilienza, migliori rapporti con i clienti e una performance superiore.
Ne parliamo con Martin O’Malley, CEO di Wolters Kluwer Legal & Regulatory
Qual è il principale insegnamento che la pandemia ha lasciato alla professione legale e in che modo sarà applicato in futuro?
Gli ultimi due anni e mezzo hanno dato prova del fatto che gli avvocati e le realtà legali possono lavorare e collaborare molto bene senza incontrarsi di persona, sia con i colleghi che con i clienti. Ne deriva che il lavoro ibrido e da remoto sono modalità destinate a continuare a caratterizzare la professione legale. È sufficiente un accesso affidabile da remoto agli strumenti e ai contenuti necessari attraverso soluzioni in cloud, oltre che fiducia, responsabilità e flessibilità.
Un altro insegnamento è dato dal fatto di aver compreso il valore che la tecnologia è in grado di offrire ai professionisti, e anche in questo caso non ci saranno inversioni di tendenza. La pandemia ha portato tutti a un livello successivo di maturità digitale, con un duplice impatto. Oltre a utilizzare le consuete soluzioni digitali, gli avvocati hanno anche acquisito maggiore dimestichezza con le tecnologie più avanzate, quali ad esempio l’intelligenza artificiale, che in passato forse erano sembrate troppo complesse. Oggi c’è maggiore fiducia verso queste tecnologie avanzate che sono anche più accessibili. Inoltre, a fronte di un orizzonte digitale più ampio, gli avvocati hanno anche modificato il loro paradigma di utilizzo delle tecnologie, passando da un allineamento tra “attività da svolgere e tecnologia” a un approccio basato sul ROI, ovvero “produttività/efficienza acquisita + risparmio di tempo/denaro”.
Il settore legale ha assistito a una vera trasformazione tecnologica o si rischia di avere semplicemente automatizzato il processo già esistente? Se sì, è troppo tardi per i cambiamenti “best in process” che potrebbero essere necessari?
Nelle prime fasi della pandemia il ricorso alla tecnologia è stato ovviamente dettato dalle necessità della professione legale, e in un primo momento ha riguardato soluzioni piuttosto generiche. Successivamente gli avvocati si sono dedicati a consolidare le basi: la gestione di documenti, contratti e flussi di lavoro, gli strumenti di collaborazione, i regolamenti aziendali e i processi digitali sono le principali priorità sia per gli studi legali che per i corporate legal office. Abbiamo assistito all’adozione da parte degli studi legali di soluzioni in cloud pensate per il settore quali Legal Practice Management (LPM) e all’uso di Corporate Legal Management (CLM) da parte di aziende e società minori. Senza dubbio questo approccio permetterà alle organizzazioni di fare affidamento su una base digitale più solida prima di aprirsi ad altre dimensioni digitali.
Oggi la “nuova normalità” sta chiaramente portando a una sempre maggiore adozione della tecnologia. I passi successivi sono dettati dagli strumenti a supporto del lavoro intellettuale del settore legale, ovvero revisione dei documenti, notifica intelligente di novità in ambito legale e predisposizione delle cause. A questo si aggiunge il fatto che, nei prossimi anni, alcune dinamiche di mercato quali la crescente complessità in termini di compliance, i carichi di lavoro impegnativi e la necessità di una maggiore produttività non faranno che incrementarsi, spingendo sempre più i professionisti ad adottare nuove tecnologie legali.
In futuro quale ritiene essere il principale valore/impatto dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda gli avvocati?
Alla luce della crescente complessità legale e normativa che le aziende devono affrontare, per i professionisti del settore legale è sempre più chiaro quando si possa ricorrere all’intelligenza artificiale. Accantonati i sogni e i timori legati all’idea di un “robot avvocato”, gli avvocati si stanno progressivamente rendendo conto di come l’intelligenza artificiale possa essere un valido supporto in attività complesse e permetta al contempo di conoscere e identificare schemi ricorrenti.
L’intelligenza artificiale darà il suo massimo in termini di valore una volta completamente integrata negli strumenti e nei processi. In altre parole, quando gli utenti non si renderanno nemmeno conto di utilizzare tecnologie basate sull’intelligenza artificiale. Il maggiore impatto si avrà utilizzandola per comprendere i documenti legali, ovvero la revisione dei documenti, l’analisi dei contratti, la predisposizione delle cause legali e il miglioramento delle ricerche legali. Parallelamente aprirà la strada a una nuova generazione di sistemi di notifica intelligente per segnalare le novità in ambito legale, qualora rilevanti per i singoli professionisti del settore e i casi a cui stanno lavorando.