La ricerca globale Future Ready Lawyer 2022, pubblicata da Wolters Kluwer Legal & Regulatory, sottolinea l’importanza della trasformazione digitale per il corporate legal office.
Di questo tema e dello status professionale del giurista di impresa ne parliamo con Marcus M. Schmitt, avvocato e General Manager dell’European Company Lawyers Association (ECLA) nonchè Ambassador presso la European Legal Technology Association (ELTA).
Quali sono i player o le aree del settore legale che in futuro assisteranno ad una maggiore trasformazione, positiva o negativa, e perché?
Oggi il settore legale, nel suo complesso, potrebbe trovarsi di fronte alla più ampia trasformazione mai vista, con un impatto significativo su tutti e tre i principali segmenti. La componente giudiziaria dovrà iniziare o continuare a innovarsi al fine di offrire alle persone un accesso affidabile ed efficiente alla giustizia in futuro.
I corporate legal office stanno affrontando una lunga serie di sfide in ambito legale che li spinge a potenziare ulteriormente le loro capacità, in termini sia di risorse umane che digitali. Con il susseguirsi di novità in ambito ESG (Environment, Social e Governance), l’accelerazione della regolamentazione dei modelli di business data-centric, i più rigorosi requisiti di compliance e soprattutto la due diligence relativa alla catena di fornitura, i corporate legal office sono destinati a crescere ulteriormente. Il numero di avvocati all’interno dei corporate legal office europei è cresciuto del 165% negli ultimi 16 anni. Tuttavia, considerati i limiti di budget, i corporate legal office saranno costretti a ridimensionare questo trend di crescita ricorrendo a soluzioni tecnologiche per lavori “di routine” ad alta frequenza/bassa complessità.
Nel peggiore dei casi gli studi legali orientati all’impresa potrebbero trovarsi bloccati nel mezzo, tra l’innovazione tecnologica dei corporate legal office e il loro bisogno di internalizzare competenze specialistiche per gli ambiti di cui sopra. Per scongiurare questa situazione, gli studi legali dovranno evitare di offrire ai loro clienti servizi per lavori “di routine” concentrandosi invece sulla consulenza specializzata supportata da soluzioni innovative, sempre più richieste dai clienti stessi.
Tutti gli Stakeholder del mercato legale stanno anche affrontando un altro mega-trend, che probabilmente agirà da catalizzatore per la digitalizzazione ancor più di quanto non abbia fatto la pandemia di Covid-19. A causa della “Great Resignation” e con l’imminente ondata di pensionamenti dei “baby boomer” già oggi è difficile trovare talenti adeguati, ma lo sarà ancor più nei prossimi 5 anni dal momento che il numero di avvocati iscritti all’albo si sta stabilizzando, e in alcuni paesi è addirittura in diminuzione.
Che cosa implica la crescente importanza dei fattori ESG?
Negli ultimi 3-5 anni il mercato legale ha visto l’affermarsi dei fattori ESG (Environment, Social e Governance), che fortunatamente hanno trovato corporate legal office, e talvolta persino studi legali, già moderatamente digitalizzati. Se il livello di digitalizzazione fosse stato inferiore, la globalità e la complessità del trend ESG avrebbe potuto distruggere il sistema. Oggigiorno la digitalizzazione e i fattori ESG vanno di pari passo: il 78%, e quindi l’ampia maggioranza, dei consulenti legali in Europa ritiene che i corporate legal office adeguatamente digitalizzati saranno in prima linea nella gestione di progetti ESG, come rilevato dal recente studio condotto nel 2022 dalla European Company Lawyers Association (ECLA) e Wolters Kluwer (“Legal Departments on the Move”, febbraio 2022).
Oltre a continuare a sottolineare il bisogno di digitalizzazione da parte del mercato legale, i fattori ESG contribuiscono anche positivamente a migliorare la percezione dei giuristi d’impresa. Per molto tempo questi ultimi sono stati infatti visti come coloro che mettevano in discussione ogni cosa all’interno dell’azienda, ma negli ultimi anni questa percezione è cambiata sensibilmente. In un batter d’occhio coloro che prima erano considerati “gli scettici” sono diventati leader forti, in quanto le strategie aziendali del mondo occidentale hanno improvvisamente dato priorità all’agire in buona coscienza.
Come risposta alla pandemia molte organizzazioni legali hanno adottato rapidamente le tecnologie essenziali. Cosa devono fare per assicurarsi di portare avanti questa dinamica positiva e creare valore aggiunto grazie alle nuove tecnologie?
La risposta all’imprevisto della pandemia ha certamente rappresentato un driver per l’adozione della tecnologia nel mercato legale, con la firma elettronica, il voto e le collaborazioni digitali, in particolare, a permettere di proseguire le attività aziendali quotidiane. Questa spinta alla digitalizzazione ha comunque subito un’ulteriore accelerazione dettata dalle nuove sfide, sia previste che inaspettate. Continuiamo ad assistere a una significativa e pervasiva regolamentazione delle attività aziendali da parte dei legislatori nazionali e sovranazionali, con gli Stakeholder del settore legale che si trovano a saltare da una crisi all’altra, come la guerra in Ucraina, che tra le altre cose ha comportato la gestione di numerose sanzioni da parte degli avvocati.
Oggi sono due i fattori determinanti: da un lato i player del mercato legale non dovrebbero rinviare troppo a lungo i progetti di digitalizzazione continua e pianificata sostenendo di essere oberati dall’effettivo lavoro da svolgere; dall’altro, e forse cosa più importante, non bisogna considerare soltanto le storie di successo, ma anche e soprattutto i fallimenti... Analizzando con schiettezza e cognizione di causa cosa non ha funzionato all’interno del mercato, e applicando un approccio basato sul Return-On-Experience (ROX), tutti troveremo cinque volte più spunti utili di quanto non ne avremmo se ci limitassimo a emulare il percorso di successo di qualcuno. Questo approccio aggiungerà valore ai processi di digitalizzazione e delle attività legali in generale.