Non c’è futuro senza sostenibilità.
Il concetto è ormai talmente chiaro a tutti, che anche le grandi compagnie e aziende stanno rivoluzionando il loro modo di agire, includendo sempre più (anche) il rispetto della sfera etica, sociale e ambientale nelle loro pratiche. Ne è una prova la diffusione dei Report ESG (Environmental, Social e Governance), un acronimo che nasce nel 2005 ma che ha visto incrementare la propria popolarità solo di recente.
Come vedremo nel dettaglio più avanti, anche gli studi legali corporate hanno dovuto far fronte a una crescita delle tematiche ESG, con relative richieste di assistenza da parte dei loro clienti.
Ma di che cosa parliamo esattamente, quando parliamo di ESG?
Di fatto, questo reporting internazionale in materia di dati ambientali, sociali e di governance ha lo scopo di redigere e divulgare le attività di sostenibilità ambientale e sociale portate avanti da un'azienda, in un’ottica di trasparenza e miglioramento della percezione esterna.
Non si tratta, dunque, solo di etica fine a sé stessa: adottare una politica aziendale attenta a criteri ESG è una scelta che viene premiata anche dagli investitori. Nel secondo trimestre 2021, infatti, i fondi sostenibili hanno incassato 139 miliardi di dollari a livello globale, ovvero il 18,4% della raccolta netta dei fondi comuni di investimento. La ragione di tanto successo? Si ritiene che le imprese possano ottenere risultati migliori e abbiano più chance di riuscita se riescono a creare valore per tutti (dipendenti, territorio, Stato, investitori, ecc…).
Risulta quindi evidente che se gli investitori e i consumatori premiano le aziende che seguono criteri ESG, le aziende hanno tutto l’interesse a indirizzare i propri sforzi in tali settori, comunicando all’esterno la capacità di rispettare gli impegni, la performance e i risultati ottenuti. Come? Attraverso sistemi che certifichino attenzione e risultati in maniera chiara e trasparente.
Il reporting ESG si basa su punteggi assegnati da enti terzi quali per esempio Bloomberg ESG Data Services o Sustainalytics ESG Risk Ratings, e sono report che includono informazioni qualitative e quantitative relative a:
- Area Ambientale: Che cosa sta facendo l’azienda per combattere il cambiamento climatico? (es. se e come sta riducendo le emissioni di carbonio e/o l’utilizzo della plastica, come sta gestendo lo smaltimento dei rifiuti, migliorando la qualità dell'aria, combattendo la deforestazione);
- Area Sociale: Cosa sta facendo l’organizzazione per rendere l’ambiente di lavoro un posto migliore? (es. iniziative di genere e per l'inclusività, protezione dei dati e privacy, incremento degli standard lavorativi);
- Area Governance: Cosa sta facendo l'organizzazione per garantire che i suoi investimenti rimangano sostenibili in futuro? (es. gestione delle retribuzioni, struttura del comitato di controllo, diritti degli azionisti, controlli anti-corruzione);
Sebbene stilare un rapporto ESG non sia (ancora) obbligatorio - ma i ministri delle finanze del G7 hanno annunciato l’intenzione di rendere obbligatoria una rendicontazione climatica da parte delle organizzazioni - molte compagnie includono comunque questo report nelle loro relazioni annuali, proprio per dimostrare quanto sia sostenibile il loro business.
Non è un caso, perciò, che nell’ampio studio “Future Ready Lawyer Survey” condotto da Wolters Kluwer nel 2022, ben il 56% dei corporate legal office dichiari di avere ricevuto maggiori richieste legate agli ESG lo scorso anno e, addirittura il 64%, si aspetta che tali richieste incrementeranno ulteriormente nei prossimi tre anni. Per far fronte a queste nuove esigenze, però, è necessario attrezzarsi. E solo il 39% degli avvocati ritiene che il proprio corporate legal office sia preparato a soddisfare le responsabilità in ambito ESG dell’azienda in cui lavora.
“Attrezzarsi” in ambito ESG vuol dire innanzitutto dotarsi di un ufficio ESG dedicato: il 27% degli studi che hanno partecipato al sondaggio dichiara di averne uno da oltre tre anni; il 50% di averlo predisposto negli ultimi tre anni; il 18% prevede di crearlo nei prossimi tre. Il secondo passo è nominare un Pratice Leader, ossia una sorta di garante del processo di attuazione (il 78% degli aventi un ufficio ESG ne ha nominato uno). In ultimo, ma non per importanza, il 60% degli studi ha stilato una Policy ESG da condividere con i dipendenti e i neoassunti, ma anche con i propri clienti.
Al momento non esiste ancora uno standard unico e universale ESG, e i report che si fanno si basano perlopiù su criteri volontari e legislazioni nazionali: ciò che è certo, però, è che in un prossimo futuro l’accesso ai mercati finanziari sarà sempre più connesso alle performance ESG e avvalersi di un legal office in grado di indirizzare e supportare l’azienda in questa direzione diventerà una priorità per moltissime aziende.
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*Contenuto a cura di Raffaella Serini