La tecnologia è la disciplina che concretizza le idee e gli studi, che hanno come obiettivo i processi per la realizzazione dei beni e l’esecuzione delle attività che ci servono per vivere e prosperare. Vista questa definizione, è singolare che l’innovazione tecnologica non sia mai stata così dinamica come in tempo di guerra: ad esempio, sembra che dobbiamo la margarina a Napoleone Bonaparte, che non poteva permettersi di rifornire di burro le sue armate. Più recentemente, il primo conflitto mondiale è il momento della nascita di innovazioni misconosciute o sorprendenti come la diffusione dell’utilizzo dell’acciaio inossidabile, l’invenzione degli assorbenti intimi, degli orologi da polso, delle bustine del tè o delle cerniere lampo; mentre la seconda ci ha lasciato, tra l’altro, il forno a microonde, il computer, gli aerei a reazione, l’energia atomica, il radar e il sonar (e le ecografie mediche).
Il progresso tecnologico ha fornito il motore per la sorprendente successo dell’homo sapiens. La riduzione della mortalità infantile e l’allungamento dell’aspettativa di vita che sono alla base del boom demografico - iniziato con la rivoluzione industriale nel XVIII secolo, che in 300 anni ha portato la popolazione umana della Terra da 500 milioni a oltre 7 miliardi e mezzo di individui - sono stati resi possibili dai miglioramenti igienici, dall’aumentata produzione alimentare e dallo sviluppo della medicina. Il progresso tecnologico ci ha trasformato in una versione potenziata di quelli che eravamo: l’uomo moderno è più alto, più sano e più robusto del suo corrispondente dell’era neolitica. Vive più a lungo ed invecchia meglio perché ha migliore alimentazione, stile di vita e l’accesso alla medicina che l’ha reso meno vulnerabile.
La tecnologia al servizio della sicurezza
Nel mondo del lavoro il progresso tecnologico è il fattore che l’imprenditore dinamico sfrutta, per procurarsi un vantaggio competitivo, rispetto ai concorrenti. È un elemento da tenere sotto controllo: può generare minacce per la salute e la sicurezza del lavoratore, attraverso l’esposizione a nuovi e più potenti agenti chimici, fisici e biologici. Ma può anche fornire risposte alle accresciute aspettative di protezione e di tutela.
La tecnologia può essere utilizzata per andare oltre il diretto miglioramento della produzione, ed essere applicata alle attrezzature ed agli strumenti che sono concepiti per la protezione dei lavoratori: da tempo ormai siamo passati dalle protezioni fisse, che dovevano essere rimosse per manutenzioni e regolazioni – e poi non venivano più rimontate –a sistemi apribili, con microswitch che negano il consenso alla ripartenza della macchina se la zona pericolosa è accessibile, o a zone presidiate da fotocellule, pronte a bloccare il macchinario quando una persona si avvicina. Da decenni unità robotiche hanno sollevato l’uomo da dovere svolgere attività ripetitive e pesanti, nelle catene di montaggio o in luoghi cui si è esposti a rischi estremi, come le profondità abissali e le centrali nucleari, ad esempio. Gli stessi dispositivi di protezione individuale si sono potuti avvantaggiare di un rilevante progresso tecnologico, migliorando nella semplicità di impiego e ampliando le loro aree di utilizzo, tanto che oggi sono disponibili cataloghi sterminati con protezioni per quasi ogni tipo di evenienza.
Unire la prestazione alla protezione: le nuove tendenze
Ma si può fare di meglio, migliorando i processi lavorativi con l’obiettivo di aumentare sia le prestazioni della produzione che la protezione dei lavoratori; assieme. Uno dei precetti normativi della sicurezza è quello di integrare la prevenzione nelle condizioni tecniche produttive dell’azienda, ovvero nell’ambiente e nell’organizzazione del lavoro (D.Lgs. 81/2008 art. 15 c. 1 lett. b), ed è proprio osservando con uno sguardo olistico questi aspetti, che possiamo vedere nuove ed emergenti frontiere delle tecnologie informatiche.
Nuove possibilità per le comunicazioni e le registrazioni. La tecnologia ha già profondamente impattato in questi processi, realizzando depositi di informazioni sempre più virtuali e garantendo la loro costante accessibilità, in ingresso e in uscita, grazie alla diffusione pervasiva di smartphone e apparati simili. Gli sviluppi, potranno essere la capacità di raccogliere maggiori quantità di notizie con minore sforzo, e la possibilità di fare processare questi big data alle macchine, in modo da fornire agli operatori umani solo dati aggregati e processati, sui quali basare le decisioni. Diversi settori se ne sono già accorti, ad esempio quello dei trasporti, come l’industria dei corrieri e le assicurazioni, con il monitoraggio remoto dei comportamenti che hanno di fatto incrementato il rendimento lavorativo dei primi e diminuito, in generale, il numero degli incidenti. In altre attività, i dispositivi di realtà aumentata consentono già da oggi di rendere immediatamente accessibili i dati raccolti, proiettando nel campo visivo le informazioni sui processi lavorativi.
Controllare le condizioni del lavoro e del lavoratore, sviluppando tecniche per il monitoraggio dell’operatore e dei suoi dati biometrici, assieme all’abilitazione di comunicazioni vocali e video con IA in grado di comprendere il razionale di quanto viene mostrato e trasmesso, identificando condizioni o elementi pericolosi e restando in costante contatto con il lavoratore. Un HAL 9000 (il computer di “2001 Odissea nello spazio”) che tiene sotto controllo il lavoro in ambienti pericolosi, fornisce supporto rispondendo alle domande ed è in grado di riconoscere le deviazioni e di fornire avvertimenti vocali. È auspicabile che non impazzisca come nel film (approfondisci ulteriori innovazioni in questo articolo su Teknoring.com).
Allontanare il lavoratore dal pericolo. Lo abbiamo visto durante questa pandemia: non è più sempre necessario recarsi sul luogo in cui viene eseguito il lavoro per interagire con esso. Lo abbiamo fatto con il lavoro immateriale, quello che produce decisioni e documenti; è da tempo una modalità consueta per chi si occupa di software e di web, che spesso lavora senza spostarsi, su macchine sparse nei cinque continenti. Ma non è tutto: le tecnologie di visualizzazione già disponibili consentono di eseguire anche sofisticati interventi di manutenzione su attrezzature meccaniche da remoto, consentendo ai lavoratori di evitare lunghi viaggi e di agire anche in ambienti pericolosi senza esservi esposti. Uno dei portati di queste tecnologie sta già influenzando la formazione, con la possibilità di addestrare i lavoratori in ambienti a realtà virtuale, a sapere riconoscere e ad agire in particolari scenari, come ad esempio, gli spazi confinati.
Nella tecnologia, l’uomo ha cercato gli strumenti per fare con minore fatica quello che poteva già fare, e per fare cose che erano oltre le sue possibilità: dalle armi in pietra (homo habilis, circa 1, 75 milioni di anni fa) ai viaggi spaziali.
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