Il contributo di seguito è scritto da Laura Biarella, avvocato del foro di Perugia, giornalista pubblicista e autrice di numerosi contributi pubblicati su Altalex.com, il portale Wolters Kluwer dedicato all'informazione quotidiana per i professionisti del diritto.
Sostenibilità e accessibilità della professione forense e dello studio legale
Law firm eco-friendly e accessibile, dove le regole legali e deontologiche, e le relative dinamiche, convergono verso il benessere delle persone e dell’ambiente. L’etica ambientale non rappresenta più un’utopia, ma un vero e proprio life style che, negli ultimi anni, si sta diffondendo anche presso gli studi nostrani. Documenti adottati da organismi sovranazionali quali Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità firmato nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU), ma anche Fit for 55 (pacchetto climatico adottato il 14 luglio 2021 dalla Commissione Europe), propongono obiettivi ambizioni che postulano l’impegno di ogni cittadino ed entità economica, singoli “lawyer&law firm” compresi.
Le più famose associazioni forensi americane (ABA, LMA, solo per citarne alcune) ormai da anni promuovono valori come sviluppo sostenibile, accessibilità, inclusione, facendosi promotrici di sostenibilità ed accessibilità attraverso propri Dipartimenti, i quali, stabilmente strutturati con organico e risorse all’uopo dedicate, operano fattivamente all’interno delle comunità dei giuristi. Oltreoceano il focus della sostenibilità della governance della law firm appare risultare incentrato sul miglioramento dell’efficienza e del risparmio energetico, sulla riduzione del consumo di carta (verso il goal “paperless”), l’implementazione del riciclo, la riduzione al minimo dei rifiuti, l’utilizzo di beni realizzati con materiali riciclati, la promozione dell’energia alternativa. Tali obiettivi sono stati condivisi, per citarne uno, dall’ABA-EPA Law Office Climate Challenge, che coinvolge numerose boutique statunitensi, rappresentando una prova positiva dello sforzo proteso verso la sostenibilità all’interno della professione legale. Anche in Italia sono state lanciate iniziative in tal senso: Deloitte Legal ha promosso il Manifesto della law firm sostenibile, declinato non solo in chiave ambientale, ma anche etica e sociale, ed ispirato agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030 approvati dalla comunità degli Stati ONU. A ciò si aggiunga che tale Manifesto si innesta nell’ambito di WorldClimate, la strategia del network Deloitte per guidare scelte responsabili, che abbiano un minor impatto sul cambiamento climatico, con l’obiettivo di raggiungere zero emissioni nette entro il 2030.
Il Manifesto dello Studio Legale Sostenibile si fonda su 6 valori:
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Eco-consapevolezza. Secondo il Manifesto i lawyer hanno il dovere di impiegare le proprie conoscenze e abilità, finalizzandole ad un bene più grande. La conoscenza della legislazione ambientale rappresenterebbe, infatti, uno strumento, in favore delle realtà economiche come le aziende, per favorire e realizzare la transizione ecologica e la sostenibilità. Per rendere più eco- friendly la law firm, occorrerebbe concentrare l’attenzione sulle dinamiche attraverso le quali si gestisce l’illuminazione, il riscaldamento, il raffreddamento, l’acqua. Spegnere le luci quando nessuno si trova all’interno di una stanza, spegnere tutte le luci durante la notte, sostituire le lampadine standard con LED, implementare l’impiego della luce naturale. Quelle elencate rappresentano attenzioni che fanno la differenza, sia sui costi delle bollette che sull’impatto ambientale.
Diversità e inclusione. Tra i valori del Manifesto, compare quello che si propone l’eliminazione dei pregiudizi, il miglioramento della diversità e dell’inclusione non solo all’interno della professione legale e del sistema giudiziario, ma anche dell’intera società. Ciò si pone in linea con l’obiettivo 5 di Agenda 2030, ovvero quello di raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze. Va ricalcato che il divario di genere rappresenta una delle ingiustizie sociali più diffuse a livello globale secondo il World Economic Forum: il Global Gender Gap Index fornisce un quadro dei divari di genere in tutto il mondo, e l’edizione 2020 (riferita ai dati 2019), quanto alla partecipazione economica delle donne nel mondo del lavoro, colloca l’Italia al 125esimo posto su 173 Paesi. Nel “Rapporto Censis-Cassa Forense sull’avvocatura 2021”, le donne avvocate iscritte a Cassa Forense, per la prima volta, sorpassano gli uomini: 115.724 contro 115.571, a cui tuttavia si affianca, tristemente, un gap reddituale di genere molto evidente.
Accesso al diritto. La tecnologia è pervasiva, e sta cambiando anche l’approccio della professione legale nei confronti dei servizi della giustizia, come pure della clientela, e negli stessi rapporti tra operatori giuridici. L’Obiettivo 16 di Agenda 2030 promuove società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, mirando a garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a ogni livello.
Tecnologia e innovazione. Che la professione legale sia sempre più tecnologica ce ne dà conferma l’attivazione delle piattaforme dei vari processi telematici, ma anche dei servizi forensi. Stare al passo con intelligenza artificiale e dintorni appare, nel presente momento storico, il minimo sindacale per elevare i legali alla dimensione del cd. Avvocato 4.0. Il valore richiama alla questione relativa alla riduzione del consumo di carta, dove meno paper significa meno alberi morti. Gli studi legali utilizzano molti documenti cartacei: contratti, fascicoli, testamenti, accordi commerciali e via dicendo, potrebbero essere redatti, conservati e archiviati in modalità digitale, per ovviare alle scartoffie. Più precisamente, la strada più semplice per ridurre la carta è quella di smettere di stampare documenti rispetto ai quali non sussiste l’obbligo legale di fornire la copia cartacea (agli uffici, al cliente, alla controparte, e via dicendo). Nel “Rapporto Censis-Cassa Forense sull’avvocatura 2021” è riportato un giudizio positivo sull’uso della tecnologia e delle nuove modalità di esercizio della professione stimolate dal lockdown, tuttavia declinato in modo diverso in base all’età degli intervistati. Chi si è rivolto a un avvocato nel corso del 2020 lo ha fatto online nel 48,3% dei casi, mentre il 33,1% attraverso una modalità ibrida (incontri presso lo studio legale ed interazioni a distanza).
Wellness e welfare. Nelle policy delle law firm dovrebbero essere contemplate le condizioni di benessere individuale e collettivo. La centralità della persona e dell’elemento umano rappresentano, per questo specifico valore del Manifesto, un requisito essenziale negli ambiti organizzativi, da realizzare attraverso uno specifico e strutturato welfare plan.
Competenza. Si riconosce agli avvocati un ruolo di primo piano, le cui skills devono essere costantemente implementate e convergere verso la rivoluzione del cd. CyberAvvocato e della giustizia predittiva. Frequentare corsi di aggiornamento professionale, ma anche farsi promotori di webinar ed altre iniziative formative accresce sicuramente la cultura legale. Va osservato che la comunità internazionale che ha adottato “Agenda 2030”, ha evidenziato l’importanza di un’istruzione e di una formazione di qualità per migliorare le condizioni di vita delle persone, delle comunità e delle società, condividendo l’obiettivo 4 di tale documento, il quale non si limita all’istruzione primaria, bensì pone l’accendo anche sul punto di contatto tra istruzione di base e formazione professionale, sull’equità e sulla qualità dell’istruzione in un’ottica di apprendimento che si estenda lungo tutto l’arco della vita, dove l’istruzione è concepita come un valore che contribuisce a creare un mondo più sostenibile.