Finanza e GestioneESG05 maggio, 2022

The Finance Experience: “Qualcuno ha detto sostenibilità?” - Parte 2 con Andrea Tenucci

Dopo aver parlato di chi ha la responsabilità del processo ESG, ascoltiamo quali sono le azioni che le aziende devono intraprendere per rispettare le normative.

In un altro episodio di questo podcast abbiamo introdotto il tema dell’ESG, Environmental Social Governace, e il ruolo delle imprese in materia di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. 

Sempre in merito a queste tematiche, nel 2015, i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile. Un programma d’azione orientato a garantire un futuro migliore al nostro pianeta e alle persone che lo abitano. 

L’agenda prevede 17 punti, gli SDGs, ossia i Sustainable Development Goals, che rappresentano obiettivi comuni su una serie di tematiche di riferimento orientate allo sviluppo sostenibile. Tra di essi troviamo, ad esempio, la parità di genere, la lotta al cambiamento climatico, la promozione di imprese, innovazione e infrastrutture o il consumo e la produzione responsabili. 

L’applicazione dei temi Environmental Social Governance, e di sostenibilità in senso più ampio, all’interno delle strategie aziendali è un processo complesso. Aspetti di tipo non economico-finanziario si devono fondere con quelli più tradizionali di tipo economico-finanziario e devono diventare per le aziende il cardine delle proprie scelte. Questo richiede, in termini organizzativi, l’individuazione di una figura di riferimento all’interno dell’azienda che abbia una visione globale della stessa e che possa mettere in atto un’attenta pianificazione delle misure da adottare. 


Ma in termini di azioni, cosa può fare in concreto il management per essere in linea con la nuova Proposal della Commissione Europea? E rispetto alla valutazione, come possono gli stakeholder verificare quanto un’impresa sta facendo per la comunità interna e, in generale, per tutti coloro che sono interessati dall’attività stessa? 

Proseguiamo il dialogo sugli ESG con Andrea Tenucci, Professore associato presso l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna, esperto in tema di bilancio e contabilità direzionale, misurazione delle performance, analisi dei costi e determinazione dei prezzi, nonché Membro dell’O.I.B.R. (Organismo Italiano di Business Reporting).

Andrea, quali sono gli effettivi impatti dell’Environmental Social Governance sulle aziende? Ovvero, qual è la connessione tra questi ESG, i loro driver, e i driver di performance finanziaria che vengono usati in azienda?

Come abbiamo avuto modo di dire nella scorsa puntata del Podcast dedicata al tema ESG, non c’è dubbio che i tempi sono maturi per comprendere che temi di tipo ambientale, sociale e di governance, ESG, impattano anche sulla performance finanziaria. Ciò che è interessante è approfondire e conoscere meglio, sono proprio i driver delle performance e quindi quali sono le relazioni causa-effetto. Banalmente se un’azienda non è rispettosa dell’ambiente o non tiene in considerazione i diritti umani avrà sicuramente dei riflessi sulla reputazione e, in qualche modo, anche sul risultato del conto economico. La performance ha oggi più volti, e non è più solo di tipo finanziario, anche se quella di tipo finanziaria è sempre molto rilevante. 

In una recente indagine di Willis Tower Watson “2020 ESG survey of board members and senior executives” (già citata nel podcast precedente su ESG) tre quarti dei rispondenti, che sono circa 200 executives, crede che gli ESG contribuiscano pesantemente alla performance finanziaria. A conferma che, nel mondo reale si percepisce questo impatto e anche in modo molto forte. 

Le misure ESG entrano sempre più nelle decisioni di investimento e affiancano le mere rappresentazioni finanziarie. Quali sono i fattori che le aziende devono tenere in considerazione per valutare gli investimenti?

 
Se veramente le tematiche ESG sono entrate nella strategia aziendale significa che, indubbiamente, devono essere incluse nella valutazione degli investimenti, quelle scelte cosiddette di capital budgeting. In tali valutazioni la convenienza non è più solo di tipo finanziario, come si è sempre fatto fino ad ore, cioè faccio un investimento perché genera un ROI o un VAN positivo, ma tengo in considerazione anche elementi più intangibili di natura ESG, ad esempio, che impatto ha questo investimento in termini ambientali o sui miei dipendenti.
Mi è capitato di parlare con un CFO di una importante azienda della GDO e mi diceva che si è trovato ad includere valutazioni ESG quando hanno deciso di acquistare nuovi banchi frigo. Cioè hanno optato per l’investimento più costoso in banchi frigo con sportelli, cioè il cliente apre lo sportello per poter prelevare il prodotto, e questo consente di ridurre notevolmente il consumo energetico e la dispersione di temperatura. E questo elemento è entrato nella valutazione, anche se non aveva un riflesso esattamente di tipo economico-finanziario, e ha indirizzato l'investimento verso questa tipologia di banchi frigo, quindi, l'acquisto è stato condizionato anche da elementi ESG.

L’integrazione finanziaria ed ESG per gli investimenti è sicuramente un campo in grande evoluzione e ci sono misure ed indicatori ancora in fase di approfondimento che in futuro potrebbero essere rilevanti. Si pensi alla metodologia ROSI (Return on Sustainability Investment) sviluppata da NYU che va proprio nella direzione di coniugare le strategie di sostenibilità e la performance finanziaria. Il ROSI può essere impiegato dai manager, che possono così valutare meglio l’impatto delle strategie in termini di costi e ricavi, ma anche dagli investitori, che possono individuare in modo migliore dove è creato il valore a partire dalle strategie di sostenibilità e dall'ESG dell'azienda in analisi.

Continua ad ascoltare il resto dell'episodio e tutta la serie “The Finance Experience”!

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